Sarà un post strano, questo. Spero di riuscire a spiegarvelo. Come avrete intuito leggo molto, mi piace, mi estraneo, viaggio e quindi lo faccio anche quando sono stanca, quando mi si chiudono gli occhi, quando il tempo è "contato". Solo in una occasione non riesco a farlo: quando le parole di un romanzo, o un saggio, o un racconto mi intasano la testa e non riesco a focalizzare il narrare.
Ora.
Quando un libro mi "prende", solitamente c'è sempre una frase, a dire il vero è un concetto, che mi colpisce. Siccome succede di rado, ho pensato. A quella frase voglio dare un' immagine.
Quindi.
Citerò la frase, metterò la copertina del libro, così che potrete avere dei riferimenti concreti e poi l'immagine che quel concetto mi ha evocato.

"Marcus, gli scrittori sono esseri così fragili perchè
possono subire due tipi di dispaiceri sentimentali, ossia il doppio
rispetto alle persone normali: le pene d'amore e quelle artistiche.
Scrivere un libro è come amare qualcuno: può divenatre molto doloroso." tratto da La verità sul caso Harry Quebert di J. Dichie
"In quel piccolo villaggio di pescatori che era Yoroido, vivevo in una catapecchia che avevo ribatezzato <<la casa ubriaca>>.Sorgeva in cima ad una scogliera dove il vento dell'oceano soffiava in continuazione. Quand'ero bambina ero convinta che il mare si fosse preso un terribile raffreddore, perchè tossicchiava sempre e in certi periodi emetteva uno spaventoso starnuto, che nonera altro che una tremenda folata di vento cariche di gocce d'acqua." tratto da
Memorie di una geisha di Artur Golden

Perchè ho scelto quelle tre immagini? Provo aspiegarlo attraverso tre aggettivi, partendo dall'altro: immensità, passione, origini.
Che ne pensate?