Durante una cena estiva, dopo aver bevuto un po', otto scrittori
cominciano a confessarsi le peggiori figuracce della loro vita.
Cose che il giorno dopo, da sobrio, vorresti non solo non aver
raccontato, ma soprattutto mai aver vissuto. E invece dopo
qualche tempo Niccolò Ammaniti li chiama e dice: avete
il coraggio di scriverle? Sono storie di lavoro, d'amore,
di incontri sbagliati in cui viene fuori che le figuracce sono svolte
esistenziali e come le cicatrici ci ricordano chi eravamo
e cosa siamo diventati.
Per gli appassionati di Shadowhunter!
A 5 euro cinque libri di Mauro Corona:

Erto. Un paese abbandonato, silenzioso, fermato in un'istantanea il 9
ottobre 1963, quando il fianco del monte Toc precipitò nell'invaso del
Vajont. Eppure quelle case, quelle cucine, quelle stalle, di cui restano
solo i muri insidiati dall'abbraccio delle edere e delle ortiche, sono
ancora abitate. E una popolazione di fantasmi che Mauro Corona suscita
ripercorrendo porta a porta, casa per casa, le quattro strade deserte
che un tempo risuonavano di voci, del rumore degli strumenti di lavoro,
della vita di ogni giorno. Una tazza, una falce, una gerla, un secchio
da mungitura, una bottiglia lasciata a metà di quel vino che dava forza e
smemoratezza, ogni oggetto richiama in vita, nella memoria dell'autore,
un personaggio, un fatto buffo o tragico, una leggenda, una storia
d'amore o di terrore. Ne nasce un racconto commovente ed esaltante che
si snoda lungo l'arco delle quattro stagioni mentre uomini, animali,
piante e cose, ognuno riaccende la propria scintilla di vita.

L'epopea di Erto e dei suoi abitanti narrata in prima persona da Mauro
Corona, protagonista e sciamano. Uomini di foreste e bevute, donne di
coraggio e fatica, femmine sciccose per rompere la solitudine di una
sera, tra una sbronza e una rissa. La fantasia e la rabbia, la gioia di
vivere, la festa e la morte riportate alla memoria in un'ennesima levata
di bicchieri, brindisi alla vita, l'aspro e il dolce assaporati
insieme. Autobiografia di un uomo, romanzo fatto di avventure, di beffe e
di omeriche bevute, il libro è anche la storia di un intero paese
distrutto e rinato, a suo modo, dalla catastrofe. Immancabile sfondo è
la natura, madre e matrigna di uomini, animali, piante e rocce.

È delizioso ascoltare a primavera il canto del cuculo che annuncia il
ritorno alla vita. Ma se il cuculo facesse sentire il suo richiamo
d'inverno? Allora gli uomini dei boschi si sbircerebbero di sottecchi
nelle cucine fumose, dove i cani sonnecchiano inquieti, in attesa del
peggio. Perché gli animali conoscono meglio dell'uomo il mistero della
vita e della morte. Al centro di questo libro, che Mario Rigoni Stern
giudicava il migliore di Corona, c'è il rapporto tra l'uomo e gli
animali: una relazione aspra, scontrosa, fatta di incomprensioni, quando
non di vere e proprie crudeltà. Ma anche di amicizie che resistono
senza bisogno di parole, di intimi legami che raggiungono un'intensità
sublime. Tanto più straziata quanto più silente. Racconti di fatti, di
gesti e di silenzi, storie tramandate da generazioni che, come sempre in
Corona, ritornano circolarmente e di nuovo e per sempre affascinano,
tra verità e leggenda.

"Mauro Corona ci prende per mano e ci accompagna in una passeggiata
attraverso i suoi boschi. Dalle pagine di questo piccolo libro, e dai
disegni dell'autore che le arricchiscono, impareremo così che ogni
albero, come noi, ha una struttura fisica, un carattere, una spiccata
inclinazione. Accadrà che ci riconosceremo nell'elegante betulla, nel
generoso cirmolo o nella tenacia dolente dell'ulivo nodoso. E ci
capiterà anche di scoprire che ogni legno ha una sua "vocazione", che
ogni essenza da il meglio di sé solo in alcune circostanze e per alcuni
usi particolari. L'acero, per esempio, che può essere tagliato solo in
una certa direzione "perché è un legno bello, elegante, ma di facciata";
oppure il maggiociondolo, utilizzato da secoli per le spine delle botti
e i pali delle vigne perché l'alcol, a differenza di ciò che fa con gli
uomini, non riesce a distruggerlo. Se, silenziosamente attratti dalla
profonda umanità della natura, lasciamo le nostre città, facciamo
silenzio, e sotto la guida di Mauro Corona ci addentriamo nel bosco,
queste e molte altre saranno le sorprese che incontreremo..."

Lo scrittore personaggio rivive attraverso la sua infanzia e poi nella
più adulta età tutte le suggestioni del linguaggio della montagna.
Leggende, storie, esperienze, fantasmi individuali e collettivi di un
mondo che si sta perdendo. L'incanto e la ferocia, la bellezza e il
timore che soltanto la montagna può offrire agli uomini. Sullo sfondo,
come indelebile insegnamento, la tragedia del Vajont.