Ho scritto questo articolo per un giornale locale: www.araldoabruzzese.net e lo condivido con voi!
Quando la lettura ti fa evadere.
“C'è
altro ancora da leggere?”
"Mi sono commosso"
“Grazie!”
“Mi piacerebbe quel libro lì”
Tutti i detenuti, al termine
dell’incontro sull’importanza della lettura, si avvicinano, ci circondano e ci
chiedono, ci ringraziano e ci rendono partecipi delle loro emozioni.
Teramo, ore 9:15, casa circondariale, carcere di Castrogno.
Ingresso. Ci invitano a lasciare i documenti, eventuali penne usb e cellulari, possiamo
far entrare solo il computer e i libri, e dopo aver effettuato il controllo proseguiamo.
Ci accompagnano dalla psicologa, Elisabetta Santolamazza, Capo Area
Trattamentale che ci accoglie con un bel sorriso e ci spiega dove le guardie ci
condurranno: sala-teatro. Veniamo "consegnati" ad Antonio, gentile e
disponibile che ci guida e ci assiste lungo il tragitto, è stato sempre al
nostro fianco; cancelli che si aprono e si chiudono alle nostre spalle, enormi
chiavi che rumorosamente ci introducono nel complesso di cemento armato. Fa
caldo. Alzo lo sguardo, il sole mi acceca e su in cima le finestre sono protette
da sbarre di ferro. Antonio continua a parlarci ed io osservo: grucce, panni e
altri “effetti personali” che non riesco a distinguere. Penso: “Il loro mondo,
la loro casa, le loro cose…”
Entriamo nella sala, in fondo c’è una sorta di
palcoscenico incorniciato da pesanti tende blu. Un senso di claustrofobia mi
assale: non ci sono finestre, le porte
sono sigillate e Antonio ci chiede di cosa abbiamo bisogno: videoproiettore e
casse. Intanto altre guardie ci hanno raggiunto, annunciate dal tintinnio delle
chiavi… Il commissario Igor De Amicis, il nostro ponte con il carcere, viene a
salutarci e noi ci sentiamo un po’ più sereni.
Arrivano i detenuti che si siedono e, educatamente, ci salutano: tutti (o quasi) hanno le braccia incrociate sotto
il petto. Si comincia. Loro interagiscono, stanno al nostro gioco-lettura, intervengono
e tra un racconto di Kafka, di Cechov, uno stralcio di Sünskid e una poesia di
Neruda capisco che sono davvero interessati e attenti. Uno di loro, un ragazzo
sulla trentina con la barba ci dice: “Eh sì, il libro ci permette di andare
fuori con la testa, di evadere.” Un altro, un “armadio” tutto muscoli dice di
voler leggere la biografia di Tyson per sbirciare nella sua vita. Uno sulla
cinquantina capelli brizzolati lisci lunghi, pizzo curato, un tatuaggio
sbiadito sul braccio (forse un’ancora, o un albero) sguardo cupo, determinato
riesce ad intuire più degli altri il nostro percorso tracciato dai libri che
prevede una sorta di reciprocità, di condivisione e ci regalano frammenti di
loro stessi, pezzi di vita e noi ci sentiamo sempre più felici.
Un’esperienza unica, bella, intensa. Grazie ragazzi!
Ecco cosa fa il libro, questa è la potenza della
lettura e come dice Salvatore Striano ex detenuto, ex latitante salvato a
Rebibbia da “La tempesta” di Shakespeare, nel suo libro “La tempesta di Sasà”
rivolgendosi ai detenuti scrive: “Dai libri puoi attingere qualunque cosa,
qualunque luce, qualunque missione. Facilmente. Per strada fai fatica a trovare
il buono, sta nascosto sotto i mucchi di cose stupide, inutili, pericolose. Nei
libri il buono sta sopra, sta subito, viene fuori vivo dalle parole, dalle
pagine. Perché l’uomo a differenza di quando vive, quando scrive si ferma. E
riflette. Quando vive non lo fa quasi mai, ed è lì che crea i danni. Nei libri
possiamo trovare la ricchezza che ci permetterà non di saldare il nostro debito,
ma di diminuirlo e di saperlo gestire. Per questo dico: […] fate delle piccole
prove di letture.”
Credo che queste siano esperienze che aiutano a crescere e a renderci consapevoli di quanto la vita va onorata e vissuta al meglio. Sono sicura che la porterai sempre dentro e ne parlerai sempre con l'occhio lucido.
RispondiEliminaesperienza certamente interessante!!! complimenti Lory
RispondiEliminaDavvero un'esperienza emozionante!
RispondiEliminaUn' esperienza da custodire ,per loro,per superare i muri che li dividono dal resto del mondo,ma anche per te,immagino.
RispondiEliminaquando si da una carezza credo che ne goda più la mano
RispondiEliminaCredo che tu abbia vissuto un'esperienza veramente interessante, anzi unica.
RispondiEliminaAlcuni anni or sono, con il mio gruppo di poesia, avevamo anche noi provato ad accedere ad un carcere femminile della mia regione, per portare fra le recluse un laboratorio di scrittura poetica, ma purtroppo non ci fu possibile superare i troppi intoppi burocratici.