BENVENUTO

I libri, loro non ti abbandonano mai. Tu sicuramente li abbandoni di tanto in tanto, i libri, magari li tradisci anche, loro invece non ti voltano mai le spalle: nel più completo silenzio e con immensa umiltà, loro ti aspettano sullo scaffale. AMOS OZ

mercoledì 28 dicembre 2011

Un po' di cinema

Rieccomi qui, dopo aver affrontato con dignità pranzi pantagruelici (vi consiglio di leggere Gargantua e Pantagruel di Rabelais, favoloso). Vi voglio parlare di due libri e di due film.  
Le idi di Marzo film di George Clooney che non ha niente a che vedere con l'uccisione di Giulio Cesare avvenuta alle idi di Marzo del 44 a.C. durante una seduta del Senato di Roma, ma è ispirato alle primarie del 2004 e alla campagna elettorale del governatore Howard Dean. Non riesco ancora ad andare al cinema, ma dicono sia squisitamente teatrale. Vi consiglio comunque un libro ben scritto e strutturato di Valerio Massimo Manfredi Le idi di Marzo. L'altro film per ragazzi (e non solo) è più vecchiotto, del 2005 ed è tratto dal libro di Roal Dahl La fabbrica di cioccolato: cinque biglietti d'oro nascosti in tavolette di cioccolato permetterà a cinque ragazzi di visitare la Fabbrica di Cioccolato, luogo magico e inquietante, del signor Willy Wonka. Un bambino povero inizierà la sua avventura...

 

venerdì 23 dicembre 2011

Arto Paasilinna

Ho scoperto Arto Paasilinna, scrittore finlandese,un po' di Natali fa quando un mio amico mi regalò L'anno della lepre editore Iperborea. Lo finii in due giorni. Una scrittura semplice in cui vengono descritti i territori nordici bianchi, freddi e solitari. Viene narrata la storia di un giornalista-fotografo che, di ritorno da una "missione" lavorativa investono con la macchina una lepre. Questo episodio cambierà completamente la sua vita. Fugge. Decide di seguire la lepre che ferita cerca di rintanarsi. Il protagonista scappa dal suo lavoro, dalla sua famiglia, dalla sua non-vita: "Giornalista e fotografo erano due persone  ciniche, infelici. Prossimi alla quarantina, erano ormai lontani dalle illusioni e dai sogni di gioventù, che non erano mai riusciti a realizzare. Sposati delusi traditi, entrambi con un inizio d’ulcera e una quotidiana razione di problemi di ogni genere con cui fare i conti." Un bel libro.
Ora è uscito Le dieci donne del cavaliere che ancora non riesco a leggere, ma lo farò quanto prima e vi saprò dire però sicuramente merita attenzione. Quindi se vi capita non lasciatevelo sfuggire.

domenica 18 dicembre 2011

Ero in treno e...

Sono le 13,15 sono in treno e c'è tantissima gente: studenti e pendolari. Riesco a trovare un posticino, lato corridoio, e condivido la sventura con una ragazza assonnata, un signore concentrato sul suo i-phone e un giovanotto che guarda fuori. Alzando lo sguardo più in là noto che due viaggiatori stanno leggendo e mi incuriosisco e, come sempre, cerco di capire cosa poichè attraverso il libro riesco a "capire" il lettore. O meglio. Attraverso le smorfie che la lettura suscita riesco ad inquadrare la persona. Inizio. 
Una mora sulla trentina ha in mano un libro edito da Feltrinelli, ma non le piace perchè lo sfoglia in continuazione e si sofferma sull'ultima pagina. Lo chiude, dopo aver letto un  po', e poi lo riapre con sufficienza. Il titolo è Seta di Baricco. E' un regalo perchè il prezzo è coperto con un'etichetta. La signora bionda aldilà del corridoio invece è molto presa, sorride scorgendo le pagine di Neve sottile di Jun'ichiro Tanizaki, Guanda editore ed è talmente concentrata che non si accorge del bigliettaio. Nel frattempo siamo arrivati alla stazione successiva ed entrano una valanga di ragazzi, uno in particolare ha un libro di Jeffery Deaver (lo riconosco dalla foto in quarta di copertina)  non riesco a capire il titolo, ma inquadro la casa editrice Rizzoli forse è Il filo che brucia o Nero a Manhattan. Il treno riaparte. Una ragazzina sedicenne, bionda artificiale, ha in mano un libro azzurro. Si tocca in continuazione la sua frangetta.  Ha tolto la sovracopertina, ma vedo il titolo sul dorso Nessuno is salva da solo di Margaret Mazzantini.  C'è una signora con gli occhiali, capelli corti, brizzolati che colpisce la mia attenzione: è poco più avanti sulla mia sinistra, ha un libro con un titolo che non riesco a decifrare (Capun, no. Cpun, neanche. Kaput, forse è Kaput, ma no, non c'è la /kappa/ e quella non è una /ti/) concentrata, isolata e un po' rassegnata. Legge e basta. Chi le sta affianco sbircia sulle sue pagine. Lei legge. La guardo, fino a quando arrivo a destinazione. Le passo vicina, ma, per discrrezione, non mi giro. Chissà.

martedì 13 dicembre 2011

Questa poesia mi fa riflettere: "Quanti saranno coloro che trascorreranno il Natale in solitudine? Quanti saranno costretti a viverlo come una sciocca consuetudine? Quanti lo festeggiaranno?
Io, nel frattempo, vi consiglio di regalare un libro che contenga le poesie di Ungaretti.



NATALE
di Giuseppe Ungaretti 1916

Non ho voglia
di tuffarmi
in un gomitolo
di strade

Ho tanta
stanchezza
sulle spalle

Lasciatemi così
come una
cosa
posata
in un
angolo
e dimenticata


Qui
non si sente
altro
che il caldo buono

Sto

con le quattro

capriole
di fumo
del focolare

venerdì 9 dicembre 2011

Il deserto dei tartari


Questa recensione l'ha sritta il mio collega Domenico:

Autore Dino Buzzati
Titolo Il deserto dei Tartari
Editore Mondadori
Collana Oscar classici moderni
Prezzo 9,00
"Mi aspettavo un romanzo lento come un turno di guardia: una caserma o un forte, polvere accecante, marce, uniformi logore, lunghe attese, garitte e filo spinato, un mondo kafkiano nel suo vuoto di senso. Invece ho scoperto un romanzo che parla di me, delle mie sconfitte, delle mie battute a vuoto, ho scoperto nel protagonista Giovanno Drogo non tanto l'ufficiale, il vice comandante di un forte di frontiera, ma un'esistenza che non trova il suo sbocco, un'ambizione e un desiderio di vita che incocciano contro il caso, gli errori di valutazione, i malintesi, e contro una forza finemente diffusa che fa pensare ad una volontà superiore che impone altro rispetto a quanto umanamente auspicabile.
Il protagonista così vede sfuggire il tempo, prima come una piccola perdita insignificante da una grande cisterna, poi come un fiume sempre più imponente da una vasca che appare sempre più piccola, fino a diventare un catino vuoto e gocciolante.
Mentre il mondo, i suoi vecchi amici, corrono e vincono acquisendo meriti, onori, ricchezza, rispetto, una vecchiaia tranquilla e piena di ricordi appaganti, Giovanni insegue un'idea, un sogno che potrebbe dare a lui gli stessi onori e forse più, ma nonostante sacrifichi tutto a questo sogno, non arriva a conretizzare nulla, il sogno diventa un p' alla vota utopia e pazzia, una fantasia da nascondere con vergogna e da derubricare ad un semplice scherzo tra amici, anzi ad una cosa tra sè e sè.
Il Deserto dei Tartari è un romanzo che parla di tutti; i protagonisti sono dei militari ma si tratta solo di un espediente narrativo, in realtà non c'è davvero differenza tra combattente e civile, tutti combattono, il soldato pensa che il nemico sia quello con la divisa del nemico, il civile invece può credere, per il fatto di non essere un militare, di non combattere. Entrambi si sbagliano. Solo smettendo di combattere, liberandosi dei doveri imposti da un ruolo, ci si può avviare verso la verità.
Alla fine dei suoi giorni, sconfitto e tradito, scoprirà che la grandezza può trovarsi anche nelle cose invisibili e ignote al resto degli uomini, che la vittoria si raggiunge solo al fondo di un fallimento accettato, che la pace è un fatto personale che si raggiunge da soli, in se stessi."